I primi tentativi di coltivazione dei cereali risalgono a circa 10.000 anni a.C. quando l’uomo passò dalla semplice raccolta alla coltivazione delle piante e alla conservazione dei semi. Inizialmente consumati crudi, interi o frantumati, i semi dei cereali si dimostrarono rapidamente molto più adatti qualsiasi altro frutto ad essere conservati e cucinati.
La tostatura sul fuoco e il consumo sotto forma di minestre permise di ottenere composti più digeribili e la macinazione fu il primo passo verso la panificazione. Furono gli egizi i primi ad accorgersi delle incredibili potenzialità dei cereali; l’agricoltura divenne presto una delle attività più importanti di questo popolo, favorita dalle annuali inondazioni del Nilo che rendevano il terreno talmente fertile da garantire due raccolti l’anno. I cereali più coltivati erano tre: il farro, un tipo di frumento e l’orzo, talmente importante da costituire la moneta con cui scambiare gli altri generi di sussistenza.
Anche per gli etruschi i cereali (frumento, farro, panico e orzo) costituirono nel sesto e quinto secolo a.C la base dell’alimentazione: l’abilità di questo popolo in ambito agricolo (praticavano la rotazione delle colture da diversi secoli) era tale da garantire non solo la propria prosperità, ma, secondo Plinio, anche quella di Roma, che importava i cereali dall’Etruria nei momenti difficili. Proprio il popolo romano dovevsa in parte la sua grandezza alla cerealicoltura, che garantì per secoli il sostentamento degli eserciti nonché la crescita demografica in tutti i territori. all’aumento della popolazione corrispose l’aumento della ricchezza di derrate alimentari, si innescò un circolo virtuoso che determinò la nascita di un complicato sistema di stoccaggio che prese il nome di Annona. Roma arrivo ad importare milioni di quintali di frumento dalle sue provincie (Sicilia, Sardegna e Africa) riuscendo a soddisfare i fabbisogni di tutto l’impero. Vennero introdotti granai pubblici, panifici e forni con macine attrazione e energia idrica. l’importanza del frumento sugli altri cereali è dovuta al contenuto di glutine che permette la preparazione di pane e pasta, idealizzabili con il solo utilizzo di altri cereali.
Il ruolo dei cereali fu talmente importante che anche in ambito religioso crebbero in rilievo e l’influenza delle divinità legate alla coltivazione di questi prodotti. In Grecia, per esempio si adorava Demetra, la dea del frumento e delle messi, mentre Roma la dea della terra e della fertilità era Cerere (dal nome latino della dea Ceres deriva anche il termine “cereali”), alla quale secondo i romani si deve l’invenzione di alcune tecniche agricole come l’aratura e l’uso delle macine. Per tutto il medioevo i cereali rappresentarono la base assoluta della dieta di ogni classe social. Le difficoltà di coltivazione dovuta all’incuria dei campi che seguì le invasioni barbariche determinarono una drastica diminuzione nella produzione di frumento e la diffusione di grani di qualità nutritiva inferiore ma dal rendimento elevato (segale, avena, farro, spella, miglio, sorgo).
L’agricoltura divenne così patrimonio quasi esclusivo delle congregazioni monastiche le popolazioni europee conobbero ripetute carestie dagli esiti estremamente drammatici. Dal dodicesimo secolo in avanti l’Europa fu tormentata da sanguinose ribellioni delle popolazioni: uno degli episodi più famosi è ricordato con il termine Jacquerie dispregiativo che alludeva ai contadini.
L’insurrezione scoppiata il 26 maggio 1358 fu capitanata da Etienne Marcel al grido di “ le pain se lève” per rivendicare il diritto alla sussistenza. Proprio questo grido risuonerà di nuovo e con importanti conseguenze storiche, quattrocento anni più tardi, durante la presa della Bastiglia all’alba della Rivoluzione francese.
Il XV e XVI secolo furono gli anni della rinascita: la produzione di paste a base di farine raffinate si specializzò dando origine alla cosiddetta “pasta all’italiana” (maccheroni e vermicelli) e venne introdotta la rotazione delle colture (tecnica più sviluppata tra il XVII e XVIII secolo dagli agronomi inglesi). rivoluzionaria fu poi l’introduzione in Europa dei nuovi vegetali importati dalle Americhe, primi fra tutti la patata ed il mais. Quest’ultimo, nonostante l’altissima resa e l’immediata diffusione in Europa, non riuscì a risolvere il problema dell’insufficienza alimentare, tanto che i Seicento fu segnato da nuove sollevazioni popolari. In Italia gli episodi più famosi è la cosiddetta Rivolta del pane (o Giornata di San Martino) dell’ 11 Novembre 1628 a Milano, durante la quale i cittadini a causa di una grave carestia e dell’inetta gestione della situazione da parte del Vice governatore Antonio Ferrer si ribellarono.
La Rivoluzione industriale del Settecento determinò grandi cambiamenti anche in fatto di agricoltura, grazie all’introduzione di nuove macchine, tanto da consentire l’aumento di produzione di materie prime a costi contenuti. Anche l’importazione di derrate alimentari da paesi extra Europei divenne più conveniente grazie ai nuovi mezzi di trasporto a disposizione. Nell’Ottocento lo sviluppo delle coltivazione cerealicole arrivò al suo apice, proseguendo in direzioni nuovissime per tutto il Novecento grazie alle rivoluzionarie scoperte scientifiche e all’invenzione di nuove attrezzature, come la trebbiatrice meccanica, la seminatrice, la mietitrice. Proprio grazie all’introduzione di queste macchine fu possibile indire in epoca fascista la battaglia nota come battaglia del grano, volta ad aumentare la produzione di frumento fino a rendere l’Italia autosufficiente dal punto di vista alimentare. Con questo obiettivo vennero effettuati bonifiche su tuto il territorio nazionale, sperimentate nuove varietà di grano e slezi0pnate le sementi più produttive. Ancora oggi i cereali svolgono un ruolo da protagonisti; nuove tecnologie e scoperte in ambito chimico e biologico stanno cambiando l’approccio stesso all’agricoltura, che, volta al miglioramento della qualità e delle rese, si trova a fare i conti con nuove problematiche legate ai rischi per la salute e alla sostenibilità ambientale.
In altri continenti in epoche diverse, altre civiltà conobbero uno sviluppo strettamente legato alla scoperta e alla coltivazione dei cereali: è il caso dell’America centrale e, successivamente di quella settentrionale legata alla produzione del mais, per secoli alimento base per le civiltà pre-colombiane. I Maya per esempio divennero una popolazione stanziale proprio con l’inizio della coltivazione del mais e nella loro mitologia resta traccia anche simbolica di questo alimento.
Nel continente Asiatico il comune denominatore della civiltà fu, invece, il riso, che ancora oggi sfama circa 3 miliardi di persone che vivono al di sotto della soglia di povertà. La terra nativa di questo cereale è la Cina, dove ogni aspetto della vita sociale è strettamente collegato a questo prodotto. Presente nelle culture asiatiche più antiche, questo cereale è oggetto di antica ordinanza imperiale; in Indonesia è addirittura consacrato a sacerdoti che ne regolano la semina e la raccolta. Coltivato in Persia già dal VI secolo a.C. arrivò in Mesopotamia nel IV Secolo, per poi diffondersi in Grecia grazie alle conquiste di Alessandro Magno. attraverso la Palestina e la Siria arrivò in Egitto e grazie alla conquista Araba della Spagna arrivò anche in Europa.