ALCOHOL PREVENTION DAY – XIII EDIZIONE

aprile 2014

organizzato da

ISTITUTO SUPERIORE DI SANITA’

Osservatorio Nazionale Alcol – CNESPS

Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute

WHO Collaborating Centre for Research and Health Promotion on Alcohol and Alcohol-related Health Problems

In collaborazione con

Ministero della Salute

e con

Società Italiana di Alcologia – SIA

Associazione Italiana Club Alcologici Territoriali – AICAT

Eurocare

L’annuale giornata per la Prevenzione Alcologica si è svolta a Roma il 9 Aprile scorso con il sostegno e il finanziamento del Ministero della Salute in collaborazione con quegli organi che primariamente in Italia vigilano sul consumo e sull’abuso di alcolici. All’evento partecipavano esperti europei (D. Revke, J. Rehm, M. Skar) accanto ai relatori italiani, fra cui E. Scafato del Centro Nazionale di Epidemiologia dell’ISS e V. Patussi del Centro Alcologico Toscano).

I dati dell’Osservatorio Nazionale Alcol dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) hanno mostrato, ancora una volta, delle realtà che devono indurre alla riflessione. Uno in particolare: i giovanissimi e gli anziani rappresentano i due target più sensibili al rischi e al danno causati dall’alcol. E di seguito: i consumatori a rischio si aggirano fra i 7 e gli 8 milioni.


Professor Valentino Patussi

L’alcol risulta essere responsabile del 20 % delle neoplasie maligne dei maschi e del 6.9 % di quelle delle donne. I decessi dovuti alle forme di cancro causate dal consumo di alcol (oltre 4000/anno) rappresentano un terzo del totale dei decessi maschili (sempre dovuti all’alcol).

Gli anziani rappresentano la popolazione con il maggior numero di consumatori a rischio in Italia. Il 90% dei consumi a rischio per gli anziani è legato al consumo di bevande alcoliche tradizionali (prevalentemente vino).

Le bevande di riferimento e le modalità di consumo sono ovviamente differenti per le diverse generazioni.

Una media di 400.000 giovani di entrambi i sessi di età inferiore ai 18 anni risultano esposti ad un rischio che porta a un gran numero di danni, fino ad eventi mortali.

Il 56 % delle cirrosi epatiche tra i maschi e il 24 % di quelle femminili è attribuibile all’alcol.

Nel 2010 nel nostro Paese 16.829 persone, di cui 11.670 uomini e 5.159 donne con più di 15 anni sono morte per cause totalmente o parzialmente attribuibile al consumo di alcol.

Per i più giovani sono invece gli incidenti stradali la prima causa di morte: 1 decesso su 3 per i maschi e 1 su 5 per le donne. Eventi che potrebbero essere evitati non mettendosi alla guida dopo aver bevuto. Il fenomeno del binge drinking, il bere per ubriacarsi, influisce sicuramente sui tassi di mortalità giovanili.

Il consumo eccessivo di alcolici è, in ogni caso, la causa del 37 per cento dei morti per incidenti stradali tra gli uomini e del 18 per cento tra le donne di ogni età.

La percentuale dei decessi correlati all’abuso di alcol varia in base al sesso e all’età delle persone. La tipologia di decesso che caratterizza maggiormente i giovani, oltre agli incidenti stradali, va dalle cadute, agli omicidi e ai suicidi.

Tra gli over 60, il maggior rischio è legato alle malattie parzialmente attribuibili al consumo di alcol, alle cadute e ad altri incidenti.

Tra gli uomini i valori più elevati di decessi correlati all’alcol si registrano in Valle d’Aosta, nella Provincia Autonoma di Trento (6,11), in Molise (6,58), in Basilicata (6,0) ed in Calabria (6,18) mentre i valori più bassi si registrano in Sicilia e nelle Marche (3,03).

Tra le donne il valore più elevato si registra in Molise seguito da Valle d’Aosta (2,55), Puglia (2,58), Basilicata (2,32), Calabria (2,11), Piemonte (2,22) e Veneto (2,07); i valori più bassi si osservano nel Lazio (0,19) e in Sardegna (0,61).

Il consumo globale di alcolici si è progressivamente ridotto negli anni attestandosi sugli attuali 6,10 litri annuali di alcol puro pro/capite, ma resta ancora preoccupante la fascia dei forti bevitori (heavy drinkers), cioè di coloro che superano i 40 grammi giornalieri di alcol per le donne e i 60 grammi per gli uomini. In Italia nel 2012 gli uomini che hanno consumato più di 5 bicchieri di alcol al giorno sono stati circa 400 mila e le donne 220 mila. Tale quota è rimasta stabile nel corso degli anni. E’ pertanto possibile che almeno 620.00-720.000 siano gli individui con più di 11 anni che, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), sono dipendenti dall’alcol.


Dottor Scafato

Di fronte a questi dati la preoccupazione è grande e non la nasconde il prof Scafato quando afferma che nella popolazione giovanile “… nulla si potrà raggiungere in termini di risultato tangibile se non si affrontano e risolvono i problemi di legalità connessi alle modalità di marketing, pubblicita’, vendita, somministrazione di alcol nei luoghi e nei contesti dove gli adulti devono assicurare massima protezione e rigorosa applicazione delle norme a tutela dei minori”. Il 13 % circa di tutte le intossicazioni registrate nelle astanterie di Pronto Soccorso in tutta Italia riguarda i giovani al di sotto dei 14 anni, un dato consolidato nel corso degli anni e che non accenna a diminuire.

“E’ necessario quindi rafforzare nei giovani la capacità di fronteggiare le pressioni sociali al bere, operando nei contesti significativi quali la scuola, i luoghi del divertimento, della socializzazione e dello sport. Bisogna opporsi ai falsi valori sulle proprietà salutistiche o di aumento delle performance, del successo sessuale o sociale attribuiti al bere, evitando, allo stesso tempo, l’uso delle sponsorizzazioni per eventi dedicati ai giovani che finiscono per confondere valori sani, come quelli sportivi, culturali e musicali, con un’abitudine al bere che è da ritardare il più possibile, come sancito dall’OMS. In questo modo si potrebbero sensibilmente ridurre gravi conseguenze patologiche come l’intossicazione acuta e l’alcoldipendenza e le conseguenze a livello fisico, psicologico e sociale in un età delicata e particolarmente sensibile all’azione dell’alcol la cui azione, lo sappiamo, devasta lo sviluppo cognitivo ed emotivo, le performance scolastiche, inducendo aggressività e violenza”.

I giovani vanno aiutati nell’ambito di una collaborazione fra istituzioni e famiglia creando una rete protettiva che, soprattutto per il minore e per l’adolescente, diventa un imperativo etico e professionale.

Per quanto riguarda la popolazione anziana, continua Scafato, “bisogna aiutarla a superare le difficoltà, soprattutto culturali, che ostacolano un’adeguata percezione dei rischi correlati al consumo alcolico, dando istruzioni chiare e sicure sui limiti da rispettare per un consumo realmente moderato, in relazione all’età, al genere e alle patologie più frequenti”.

Un appello specifico viene rivolto ai medici ai quali Scafato raccomanda di “… attuare una formazione, sollecitata dalla Legge 125/2001 e ad oggi disattesa. Una formazione cui la SIA e l’ISS hanno dato un nome e buone gambe tramite i corsi IPIB (Identificazione Precoce e Intervento Breve) e che oggi sono privi di risorse”.

Questo renderebbe “… consapevoli i medici del loro ruolo, delle loro competenze e capacità nel creare benessere”.

Non va dimenticato infatti che “… gli operatori sanitari, e in particolare i medici di base, possono svolgere un importante ruolo di prevenzione”. “… Nessun medico, a tale riguardo, dovrebbe consigliare il consumo di alcol, pur moderato, come principio terapeutico o di prevenzione per le patologie cardiovascolari, come da alcuni sostenuto impropriamente per anni, non essendo opportuno combattere patologie basate su fattori di rischio evitabili (fumo, sovrappeso, ipercolesterolemia, attività fisica) attraverso l’introduzione di un ulteriore fattore di rischio rappresentato da una molecola tossica, cancerogena e in grado di determinare dipendenza”.

Abbiamo volutamente riportato ampi stralci del discorso di Scafato per evitare che l’occasione dataci dall’Alcol Prevention Day si trasformi nel, purtroppo solito, snocciolamento di numeri che, al massimo, servono solo a solleticare morbose curiosità mediatiche.

Ci auguriamo invece che i numeri, i dati e l’osservazione diventino la base di partenza per prendere serie e concrete contromisure a tutela della salute dei cittadini.

 

Michele G.Sforza